Parlare con Emanuele Cherubini è sempre molto
edificante e cosi qualche settimana fa mentre stavo scrivendo la recensione di
Cuore di Rondine intavoliamo una breve chiacchierata sugli ultimi libri che sta
leggendo. Com’è come non è mi spiattella molto ingenuamente che ha appena
finito di leggere “Stoner”, tuffo al cuore, bellissimo libro, letto qualche
anno fa, mi viene il magone e decido di rileggerlo. Si, perché il romanzo
merita e non solo. Credo che chi riesca a scrivere una vita minima, come quella
di Stoner e farne, un vero capolavoro sia uno scrittore che ha le mani o meglio
la mente d’oro. Dovrei dire aveva, perché John Williams purtroppo è morto. Non
appena inizi la lettura ti senti coinvolto dallo stile, una prosa molto limpida
sembra di andare sul velluto. La storia diciamolo subito può sembrare triste e
noiosa ma John Williams ha saputo farne un capolavoro, è davvero un romanzo
eccellente. Bisognerebbe che le case editrici si decidessero a tradurre certi
libri con un poco più di celerità il libro è del 1965.
… Stoner proviene da una povera famiglia del
Missouri e inizia a lavorare in campagna nel terreno del padre. Nel 1910 si
iscrive all'Università alla facoltà di Agraria. Durante un corso di Lettere e
Filosofia il professore legge il sonetto n.73 di Shakespeare e Stoner ne resta affascinato, perciò decide di
proseguire i suoi studi solo sulla letteratura, senza dire niente al padre. Si laurea e diventa insegnante presso la
stessa università…Si sposa con una donna che gli darà una figlia ma niente amore.
Una vita segnata da molti eventi negativi, eppure non ti vorresti staccare mai
da quelle pagine. Dal 1910 al 1950 c’è la grande depressione, il crollo della
borsa e tanti altri eventi importanti. Parlo anche dell’avventura di Stoner con
Katherine Driscoll? No. Il mio consiglio è di comprare il libro e leggerlo,
attenzione ho detto comprare perché questo è un libro da comprare e tenere per
voi. Prima o poi lo rileggerete. “…A quarantatré anni compiuti, William Stoner
apprese ciò che altri, ben più giovani di lui, avevano imparato prima: che la
persona che amiamo da subito non è quella che amiamo per davvero e che l’amore
non è una fine ma un processo attraverso il quale una persona tenta di
conoscerne un'altra…” Un
romanzo perfetto, narrato in modo perfetto. Con una padronanza di linguaggio
verso cui ogni scrittore dovrebbe tendere. Per concludere voglio citare la
postfazione di Peter Cameron. Buona lettura e a presto.
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