mercoledì 3 agosto 2016

"Stoner" di John Williams

 Parlare con Emanuele Cherubini è sempre molto edificante e cosi qualche settimana fa mentre stavo scrivendo la recensione di Cuore di Rondine intavoliamo una breve chiacchierata sugli ultimi libri che sta leggendo. Com’è come non è mi spiattella molto ingenuamente che ha appena finito di leggere “Stoner”, tuffo al cuore, bellissimo libro, letto qualche anno fa, mi viene il magone e decido di rileggerlo. Si, perché il romanzo merita e non solo. Credo che chi riesca a scrivere una vita minima, come quella di Stoner e farne, un vero capolavoro sia uno scrittore che ha le mani o meglio la mente d’oro. Dovrei dire aveva, perché John Williams purtroppo è morto. Non appena inizi la lettura ti senti coinvolto dallo stile, una prosa molto limpida sembra di andare sul velluto. La storia diciamolo subito può sembrare triste e noiosa ma John Williams ha saputo farne un capolavoro, è davvero un romanzo eccellente. Bisognerebbe che le case editrici si decidessero a tradurre certi libri con un poco più di celerità il libro è del 1965.
… Stoner proviene da una povera famiglia del Missouri e inizia a lavorare in campagna nel terreno del padre. Nel 1910 si iscrive all'Università alla facoltà di Agraria. Durante un corso di Lettere e Filosofia il professore legge il sonetto n.73 di Shakespeare e Stoner  ne resta affascinato, perciò decide di proseguire i suoi studi solo sulla letteratura, senza dire niente al padre.  Si laurea e diventa insegnante presso la stessa università…Si sposa con una donna che gli darà una figlia ma niente amore. Una vita segnata da molti eventi negativi, eppure non ti vorresti staccare mai da quelle pagine. Dal 1910 al 1950 c’è la grande depressione, il crollo della borsa e tanti altri eventi importanti. Parlo anche dell’avventura di Stoner con Katherine Driscoll? No. Il mio consiglio è di comprare il libro e leggerlo, attenzione ho detto comprare perché questo è un libro da comprare e tenere per voi. Prima o poi lo rileggerete.  “…A quarantatré anni compiuti, William Stoner apprese ciò che altri, ben più giovani di lui, avevano imparato prima: che la persona che amiamo da subito non è quella che amiamo per davvero e che l’amore non è una fine ma un processo attraverso il quale una persona tenta di conoscerne un'altra…” Un romanzo perfetto, narrato in modo perfetto. Con una padronanza di linguaggio verso cui ogni scrittore dovrebbe tendere. Per concludere voglio citare la postfazione di Peter Cameron. Buona lettura e a presto.


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