Alcuni giorni fa il mio
amico, nonché fratello di letture e scritture, Emanuele Cherubini manda un post
su fb tratto dalla rivista “Il libraio”, parla di un fumetto, ma, com’è suo
solito, riesce ad instillare la fatidica pulce nell’orecchio, commento il post
incuriosito e dichiaro che a breve lo avrei comprato. Chi conosce Emanuele sa
che è davvero imprevedibile ma soprattutto generoso e l’affetto per i suoi
amici è sempre molto tangibile, per farla breve dopo qualche giorno ci incontriamo
e… “Qui” era già nelle mie mani, aveva pensato di regalarmelo. “Here” questo il
titolo originale di una serie in bianco e nero in 36 vignette quando appare per
la prima volta nel 1989 sul nr. 1 della seconda serie di Raw (rivista USA dedicata al fumetto) diventa dopo ben venticinque
anni un libro di 320 pagine e a colori. Piacevolmente colpito dai disegni - mi
ricordano, per certi versi, la pittura di Edward Hopper – scorro le pagine
senza un impegno preciso, ne sono molto attratto e le pagine oltre ad avere
sempre lo stesso sfondo, sembra una quinta di teatro raffigurante una stanza
con un caminetto, ci sono delle altre finestre con altri disegni, vari livelli,
vari momenti e su ognuno in alto a sinistra una data. Comprendo una storia con
un nesso ma fatico non poco a creare un meccanismo di lettura scorrevole. Poi
tutto comincia a diventare più comprensibile. È un fumetto ma non è un vero e
proprio fumetto. La storia si sposta negli anni ma non in ordine cronologico e
tutte le potenzialità narrative sono state sconvolte. Mi sono sorpreso a
leggere il libro nella stanza da letto di mio nipote e mi sono sentito
proiettato nel passato, quando questa stanza era lo studio di sua madre (mia
sorella), tutto come ora ma senza letto e armadio. Una scrivania, una libreria,
una cassapanca, senza accorgermene ho smesso di leggere il libro, la stanza era
ora la stanza da letto di mia sorella, poi, ancora più avanti era un grande
ripostiglio-stireria con guardaroba tre cassapanche, asse da stiro. Ancora più
avanti negli anni un piccolo salotto io e i miei amici a suonare e poi ancora
stanza da letto (la mia) e poi ancora vidi la stanza così com’era, la stanza di
mio nipote. Finalmente riuscì a capire che il vero protagonista di “Qui” è il
tempo. Il libro mi aveva portato a ragionare e a percepire lo scorrere del
tempo, non senza conseguenze, un bel pugno nello stomaco – non che mi piaccia
soffrire – forse inconsciamente avevo voglia di rivivere determinati momenti.
In questo libro non c’è una linea temporale da seguire, il passato e il
presente, nonché il futuro, si intrecciano. Lo scorrere del tempo, in un
disordine supremo riesce a dominare la storia e le varie epoche che la casa ha
vissuto. Non è altro che il rifugio dei nostri affetti. La storia parte da tre
miliardi e cinquecentomila anni fa fino ad arrivare nel ventiduemila d.C. Una
dilatazione temporale davvero impressionante. Dalla nascita della terra fino
all’estinzione dell’umanità. Un libro potenzialmente infinito se si guarda poi
la versione elettronica, grazie alla quale si possono rimescolare le scene, si
avranno un numero altissimo di combinazioni. “Qui” è un lavoro durato circa
quindici anni e si percepiscono varie teorie quantistiche, è un libro che
riesce ad abbattere i confini della narrazione e ne espande l’universo, congela
il tempo per raccontarne lo scorrere. L’elemento fisso è la stanza ma anch’essa
cambia in funzione del tempo. Spero che Richard McGuire si scateni in altri
esperimenti del genere con “Qui” – per me – è stato grande. Ah dimenticavo
esiste anche un breve video su YouTube ma perdonatemi non ho memorizzato la
pagina. Mi sono anche chiesto come sarebbe stata una trasposizione teatrale di
questo lavoro, ma ho scacciato subito l’idea perché ho pensato alla mia amica
Stefania Piumarta, che mi dice sempre che sono un tipo impossibile mentre sto
facendo una cosa penso già alle prossime ventisette. Spero di non avervi
annoiato e vi ringrazio per l’attenzione abbiate pazienza presto partirò per delle
famose isole disabitate. Un abbraccio a tutti.