venerdì 16 dicembre 2016

The Professor



Come se non bastasse tutto quello che si trova in giro oggi un nuovo fumetto fa capolino. Io che sono abituato a leggere di tutto, lista della spesa compresa, me lo rigiro tra le mani me lo leggo, lo rileggo, “The Professor” non è il solito fumetto anzi è molto curato, ambientato verso la fine del diciannovesimo secolo ambientato in una Londra Vittoriana, un dark horror davvero di classe inchiostrato divinamente, bei disegni e bella storia: «è certamente una bella storia» mi dico, anche perché ci lavora un sacco di bella gente. Carlo A. Martigli, Andrea Corbetta, Andrea Cuneo, oltre a loro un nutrito cast che non sto ad elencare e per non far torto a nessuno andate a visitare il sito web. Scelte coraggiose sulla narrazione che a volte si interrompe per lasciare spazio ad una nuova scena, qui sembra di vedere lo stile narrativo di Martigli, che ad essere sincero, non mi dispiace affatto. Insomma secondo me è uno di quei fumetti che non bisognerebbe lasciarsi sfuggire, reperire il nr. 0 non dovrebbe essere difficile. In qualche edicola se si è fortunati si può ancora trovare il nr. 1 e, credo verso la fine  dicembre, sarà nelle edicole il nr. 2.

Questo il link sul web http://theprofessor.it/


Per quanto mi riguarda, anche non essendo un fumettaro e collezionista, questo è un fumetto che merita veramente e senza alcun dubbio è un fumetto da collezionare. Mi è piaciuto così tanto che ho contattato direttamente Andrea Corbetta che ha voluto mandarmi la copertina del nr. 2 che allego alla recensione e qualche pagina inedita. Mi sarebbe piaciuto tanto partecipare a Lucca comics, non è stato possibile, pazienza, sarà per il prossimo anno. A presto e…non fatevelo sfuggire.


venerdì 4 novembre 2016

Eva Vannicelli

In questi giorni con molto piacere ho incontrato di nuovo sulle pagine di FB la carissima Eva Vannicelli, competente e sempre disponibile a dare consigli sul lento fumo. Preziosa la sua conoscenza su sigari di qualsiasi marca, pipe e tabacchi da pipa. In allegasto i link del suo spazio web e della sua pagina FB. Buone nuvolette a tutti.http://www.ivannicelli.it/index.php  https://www.facebook.com/#!/eva.vannicelli?fref=ts

lunedì 17 ottobre 2016

Il tabacco da pipa più buono che c’è

 
 
La domanda di rito, nei vari forum o nei contatti di vecchi e nuovi fumatori di pipa è: “qual è il tabacco da pipa più buono? Esiste?” La risposta che ho per tutti quelli che mi contattano è sempre la stessa: “Si! Il tabacco più buono esiste ed è quello che più ti piace.” Per chi ancora fosse in uno stato di confusione totale ricordo di trovare:
-        un tabacco che non bruci la lingua;
-        fumare lentamente, la scelta della pipa non deve essere una moda ma uno stile di vita;
-        cercare di capire se si è portati più verso un tabacco aromatico o verso un tabacco a base di latakia o orientali che possono sembrare più forti a volte senza esserlo.
Nella foto allegata al post  ci sono i tabacchi che solitamente fumo, alcuni li fumo da diversi anni e ne sono pienamente soddisfatto. Comunque volendo dare un voto a ciascuno di questi posso dire che sono tutti attestati intorno al 9 e ½ , voto che non aveva superato nemmeno il mio preferito, quello che mi aveva dato più soddisfazioni e che ormai purtroppo è introvabile il “Balkan Sobranie 759 Luxury Blend”. A chi invece mi chiede notizie sui sigari dico che non posso rispondere, sono un perfetto ignorante in materia. L’unico sigaro che mi è sempre piaciuto e che non cambierei mai è l’antico toscano. Buone nuvolette a tutti e ricordate…”Fumare fa male alla propria salute e a chi ci sta accanto. Ma se proprio no riuscite a farne a meno non ustionatevi la lingua e la bocca con un cattivo tabacco. Il fumo della pipa non si deve aspirare ma assaporarne la cremosità e tutti gli aromi e essenze possibili. A presto.


venerdì 16 settembre 2016

La ricetta segreta per un sogno




Una storia scritta con parole che trasportano, perché come dice Valentina ogni romanzo è un viaggio, ed è vero,  questo in particolare vi trasporterà in un passato ricco di sentimenti e passioni. È una storia scritta con parole snocciolate come i grani di un rosario, di quelli che usano le donne dell’Isola del Titano. Le parole vanno a posarsi esattamente dove l’autrice le ha destinate e non può essere diversamente perché per descrivere situazioni e stati d’animo, quelle parole a volte antiche, devono essere esclusivamente quelle, non è concesso, non è pensabile usarne altre. Potrà sembrare una storia difficile. È così. Come difficile è la vita di tutti i personaggi. Vi faranno impazzire, sono davvero ben caratterizzati ed è viscerale l’accento posto sui gesti dei personaggi, nessuno escluso. Tutti vivono attraverso i gesti, in particolare Elettra. Elettra che resta impassibile o che chiude un pugno sul petto o con l’indice sul suo petto; Elettra che unisce i palmi e le punte dei polpastrelli  a sigillare le labbra. È bello leggere cose che fanno bene al cuore e ancor di più se sono scritte in maniera magistrale. Non pensate nemmeno per un momento che sia una storia sdolcinata; tutt’altro. In questo romanzo ritroverete tutti i sentimenti, amore, odio fiducia diffidenza, assenze e presenze. Tutto è sapientemente amalgamato, oserei dire “impastato” in un fragrante pane all’anice che sprigiona il suo aroma. Non perdetevi questo libro ve ne pentireste perché questo è un romanzo potente.
La ricetta segreta per un sogno – Valentina Cebeni - Garzanti

mercoledì 3 agosto 2016

"Stoner" di John Williams

 Parlare con Emanuele Cherubini è sempre molto edificante e cosi qualche settimana fa mentre stavo scrivendo la recensione di Cuore di Rondine intavoliamo una breve chiacchierata sugli ultimi libri che sta leggendo. Com’è come non è mi spiattella molto ingenuamente che ha appena finito di leggere “Stoner”, tuffo al cuore, bellissimo libro, letto qualche anno fa, mi viene il magone e decido di rileggerlo. Si, perché il romanzo merita e non solo. Credo che chi riesca a scrivere una vita minima, come quella di Stoner e farne, un vero capolavoro sia uno scrittore che ha le mani o meglio la mente d’oro. Dovrei dire aveva, perché John Williams purtroppo è morto. Non appena inizi la lettura ti senti coinvolto dallo stile, una prosa molto limpida sembra di andare sul velluto. La storia diciamolo subito può sembrare triste e noiosa ma John Williams ha saputo farne un capolavoro, è davvero un romanzo eccellente. Bisognerebbe che le case editrici si decidessero a tradurre certi libri con un poco più di celerità il libro è del 1965.
… Stoner proviene da una povera famiglia del Missouri e inizia a lavorare in campagna nel terreno del padre. Nel 1910 si iscrive all'Università alla facoltà di Agraria. Durante un corso di Lettere e Filosofia il professore legge il sonetto n.73 di Shakespeare e Stoner  ne resta affascinato, perciò decide di proseguire i suoi studi solo sulla letteratura, senza dire niente al padre.  Si laurea e diventa insegnante presso la stessa università…Si sposa con una donna che gli darà una figlia ma niente amore. Una vita segnata da molti eventi negativi, eppure non ti vorresti staccare mai da quelle pagine. Dal 1910 al 1950 c’è la grande depressione, il crollo della borsa e tanti altri eventi importanti. Parlo anche dell’avventura di Stoner con Katherine Driscoll? No. Il mio consiglio è di comprare il libro e leggerlo, attenzione ho detto comprare perché questo è un libro da comprare e tenere per voi. Prima o poi lo rileggerete.  “…A quarantatré anni compiuti, William Stoner apprese ciò che altri, ben più giovani di lui, avevano imparato prima: che la persona che amiamo da subito non è quella che amiamo per davvero e che l’amore non è una fine ma un processo attraverso il quale una persona tenta di conoscerne un'altra…” Un romanzo perfetto, narrato in modo perfetto. Con una padronanza di linguaggio verso cui ogni scrittore dovrebbe tendere. Per concludere voglio citare la postfazione di Peter Cameron. Buona lettura e a presto.


“Di luce e d’argilla” di Eduardo Bolognino


Ti chiedo scusa, Aldo caro, se questa mia devastante asimmetria del tempo mi ha portato ad isolarmi dai miei amici più cari. A non rompere loro le scatole nemmeno con una telefonata, ma al momento, anche ora mentre scrivo, dedico il mio tempo a coloro che lo hanno dedicato a me e ora non ne hanno più la forza. Conosci i miei trascorsi, come io conosco i tuoi, entrambi abbiamo pagato, forse lo stiamo facendo ancora, interessi altissimi, da strozzini, alla vita. La tua raccolta di poesie si contrappone con gioia al mio mistificante cinismo. “Di luce e d’argilla”  è molto più di una raccolta di poesie, è una dichiarazione d’amore viscerale verso la vita e verso gli altri, il prossimo, il fratello. Chi ha letto questo libro però non ha ancora avuto, credo, la fortuna, come me di leggere i tuoi racconti pervasi dalla tua delicata poesia. Quelli che tu scrivevi e io leggevo a Firenze per intenderci. Quelli di quando ancora ci piaceva ridere e sorridere e prenderci amichevolmente in giro senza prenderci sul serio. Il tuo libro di poesie è bellissimo ma…non basta. Tu non sei solo questo. Ti manca ancora di pubblicare i tuoi bellissimi e delicati racconti. Lo farai? Mi dirai : “la risposta è scritta ovunque lo sia notte e giorno brilla ed è riflessa”. Io spero di si e ti abbraccio.

A presto Memmo

giovedì 14 luglio 2016

“Qui” di Richard McGuire



Alcuni giorni fa il mio amico, nonché fratello di letture e scritture, Emanuele Cherubini manda un post su fb tratto dalla rivista “Il libraio”, parla di un fumetto, ma, com’è suo solito, riesce ad instillare la fatidica pulce nell’orecchio, commento il post incuriosito e dichiaro che a breve lo avrei comprato. Chi conosce Emanuele sa che è davvero imprevedibile ma soprattutto generoso e l’affetto per i suoi amici è sempre molto tangibile, per farla breve dopo qualche giorno ci incontriamo e… “Qui” era già nelle mie mani, aveva pensato di regalarmelo. “Here” questo il titolo originale di una serie in bianco e nero in 36 vignette quando appare per la prima volta nel 1989 sul nr. 1 della seconda serie di Raw (rivista USA dedicata al fumetto) diventa dopo ben venticinque anni un libro di 320 pagine e a colori. Piacevolmente colpito dai disegni - mi ricordano, per certi versi, la pittura di Edward Hopper – scorro le pagine senza un impegno preciso, ne sono molto attratto e le pagine oltre ad avere sempre lo stesso sfondo, sembra una quinta di teatro raffigurante una stanza con un caminetto, ci sono delle altre finestre con altri disegni, vari livelli, vari momenti e su ognuno in alto a sinistra una data. Comprendo una storia con un nesso ma fatico non poco a creare un meccanismo di lettura scorrevole. Poi tutto comincia a diventare più comprensibile. È un fumetto ma non è un vero e proprio fumetto. La storia si sposta negli anni ma non in ordine cronologico e tutte le potenzialità narrative sono state sconvolte. Mi sono sorpreso a leggere il libro nella stanza da letto di mio nipote e mi sono sentito proiettato nel passato, quando questa stanza era lo studio di sua madre (mia sorella), tutto come ora ma senza letto e armadio. Una scrivania, una libreria, una cassapanca, senza accorgermene ho smesso di leggere il libro, la stanza era ora la stanza da letto di mia sorella, poi, ancora più avanti era un grande ripostiglio-stireria con guardaroba tre cassapanche, asse da stiro. Ancora più avanti negli anni un piccolo salotto io e i miei amici a suonare e poi ancora stanza da letto (la mia) e poi ancora vidi la stanza così com’era, la stanza di mio nipote. Finalmente riuscì a capire che il vero protagonista di “Qui” è il tempo. Il libro mi aveva portato a ragionare e a percepire lo scorrere del tempo, non senza conseguenze, un bel pugno nello stomaco – non che mi piaccia soffrire – forse inconsciamente avevo voglia di rivivere determinati momenti. In questo libro non c’è una linea temporale da seguire, il passato e il presente, nonché il futuro, si intrecciano. Lo scorrere del tempo, in un disordine supremo riesce a dominare la storia e le varie epoche che la casa ha vissuto. Non è altro che il rifugio dei nostri affetti. La storia parte da tre miliardi e cinquecentomila anni fa fino ad arrivare nel ventiduemila d.C. Una dilatazione temporale davvero impressionante. Dalla nascita della terra fino all’estinzione dell’umanità. Un libro potenzialmente infinito se si guarda poi la versione elettronica, grazie alla quale si possono rimescolare le scene, si avranno un numero altissimo di combinazioni. “Qui” è un lavoro durato circa quindici anni e si percepiscono varie teorie quantistiche, è un libro che riesce ad abbattere i confini della narrazione e ne espande l’universo, congela il tempo per raccontarne lo scorrere. L’elemento fisso è la stanza ma anch’essa cambia in funzione del tempo. Spero che Richard McGuire si scateni in altri esperimenti del genere con “Qui” – per me – è stato grande. Ah dimenticavo esiste anche un breve video su YouTube ma perdonatemi non ho memorizzato la pagina. Mi sono anche chiesto come sarebbe stata una trasposizione teatrale di questo lavoro, ma ho scacciato subito l’idea perché ho pensato alla mia amica Stefania Piumarta, che mi dice sempre che sono un tipo impossibile mentre sto facendo una cosa penso già alle prossime ventisette. Spero di non avervi annoiato e vi ringrazio per l’attenzione abbiate pazienza presto partirò per delle famose isole disabitate. Un abbraccio a tutti.



mercoledì 13 luglio 2016

A PROPOSITO DI PIPE


Qualche anno fa, per puro caso, vedo su un sito degli USA una pipa poker davvero bella, il prezzo proibitivo, non ho mai speso molto per le mie pipe e ormai fumo la pipa da più di quaranta anni, mi dico che il prezzo non vale una pipa anche se bella così. Contatto comunque il sig. Damiano Rovera perché la pipa era stata venduta, si trattava di una pipa Ardor. Il sig. Rovera, con cui negli anni ho continuato a intrattenere rapporti per altri lavori, a cui ho mandato disegni e misure, fu gentilissimo e alla fine decise, che siccome doveva essere un regalo per il compleanno di mio nipote avrebbe fatto un’eccezione. La pipa fu pronta in dieci giorni circa e (vedi foto sotto) fu una vera opera d’arte.
 
Le altre pipe che ordinai in seguito furono anch’esse curatissime nella fattura e allo stesso tempo robuste, tant’è che ancora vanno che è un piacere, ma la cosa che più ricerco in una pipa è la leggerezza altro punto essenziale perché una pipa sia gradevole tra i denti. Non mi dilungo e posto le foto di altre due perle.


 Dopo qualche tempo contatto Graziano Tendi, dopo la sua prima pipa ho continuato anche con lui a fornirgli indicazioni per le altre, ma devo dire che la maggior parte le ho comprate perché mi piacevano così come uscivano dalle sue mani; decisi così che da quel primo acquisto lui sarebbe stato Mastro Tendi. Bravo Graziano continua così sei un mago dell’estetica.
 Io per mia abitudine ho comprato moltissime pipe Savinelli, belle, leggere, non molto costose, insomma mi ero sempre trovato a mio agio; finché un bel giorno entro in contatto con Simone Calabrò. Che cavolo di lavori Simone! poi scopro che lui è figlio di un segantino che aveva lavorato per molti anni in una fabbrica di pipe della mia città, Locri, la fabbrica del Sig. Mittica, fabbrica storica che esportava all’estero pipe finite e abbozzi, oggi quando incontro Tonino Mittica, il figlio, ricordiamo i vecchi tempi in cui andavamo a rovinare qualche abbozzo per imparare. Per concludere su Simone non ho niente da eccepire le sue pipe sono tagliate magistralmente e fumano come locomotive. Vanno davvero alla grande. Mi rendo conto comunque che gli artigiani italiani sono davvero all’avanguardia e così anche la radica che si trova in Aspromonte, senza nulla togliere alle altre, gli artigiani italiani dicevo molti sono bravissimi, altri dovrebbero curare maggiormente peso e dimensioni, per le forme lascio correre, non a tutti piacciono le classiche e lo stile libero continua a piacere sempre di più. Per ora è tutto alla prossima.
 




giovedì 7 luglio 2016

MAGISTRATI

 
Bruno Larosa con la sua attenta e minuziosa narrazione riesce a rendere palpabile l’aria che si respira nei palazzi di giustizia e altrettanto palpabili gli stati d’animo e i sentimenti dei vari personaggi. È un libro da leggere? A parte i sentimenti di profonda amicizia, radicata negli anni della nostra giovinezza, che mi legano a Bruno, è un libro che mi è piaciuto molto e credo sarà apprezzato oltre che dagli addetti ai lavori – avvocati e magistrati – anche dagli altri lettori e questo sicuramente grazie alla bravura e al modo di porgere l’argomento di chi ha scritto questo bel libro. Situazioni al limite del grottesco poste al lettore con una naturalezza e un candore insospettati, eppure, questi fatti – oggi come oggi – fanno parte dell’attualità della cronaca. L’autore ci tiene a precisare che tutto ciò che ha scritto è opera di pura fantasia e fa bene a farlo perché il racconto rispecchia molto il costume e il malcostume che, ormai da molti anni serpeggia nel nostro paese. Mi piace molto poi la frase di Primo Levi ne “La tregua” che Bruno ha inserito come inizio del settimo capitolo: “la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altri, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa”.
“Magistrati” di Bruno Larosa – Edizioni CentoAutori
Bravo Bruno e brava anche Giovanna Izzo per la copertina

STORIA DEL LUPO KOLA

 
 
Fu qualche anno fa che, parlando con Francesco Bevilacqua alla presentazione del suo libro “Aspromonte, la montagna incantata”, venni a conoscenza del libro di Francesco Perri “Storia del lupo Kola”, adesso edito da Rubettino. Di Perri conoscevo solo “Emigranti” e mai avrei potuto immaginare un romanzo così delicato e allo stesso tempo duro e crudo, una favola per piccoli e grandi, una storia di vita dalla quale ognuno di noi dovrebbe imparare qualcosa. Dopo lunghi anni vissuti negli Scout di Locri, a raccontare ai lupetti “Le storie di Mowgli” di Rudyard Kipling  ho ritrovato in Storia del lupo Kola molte affinità come la descrizione del lupo fatta da Kipling: … occhi che vedono nell’oscurità, orecchie che sentono il vento dalle tane, zampe agili e silenti, zanne aguzze e rilucenti d’un lupo sono i segni, d’un forte cacciatore. Perri descrive i doni avuti dal lupo quando si presentò davanti al Signore per poter sopravvivere: … Dio lo fornì abbondantemente. Gli diede zanne potenti, muscoli fortissimi al collo e alle mascelle da poter squarciare con uno strappo, la gola a un toro. Gli diede occhi acuti, orecchio finissimo e una grande potenza di offesa anche nella zampa. Ma non gli diede l’olfatto altrimenti le sue prede non avrebbero avuto scampo. Mowgli era un cucciolo d’uomo che sperduto nella giungla venne allevato da un branco di lupi, nella storia di Kola invece Kola Piccolo venne allevato da un ragazzo perché suo padre Kola Grande era stato ucciso, ma non dico altro per chi non avesse letto il libro. Un racconto suggestivo che lascia col cuore gonfio, e che dire della presentazione di Francesco Bevilacqua? Grande amante delle nostre montagne e testimone fedele di storie e racconti dell’Aspromonte. Si potrebbero definire, racconto e presentazione, due perle in un’unica ostrica. Sarebbe però riduttivo e non renderebbe nemmeno lontanamente l’idea. Mi piace, invece pensare, a due pietre preziose, dure, incastonate nei contrafforti dell’Aspromonte, inamovibili a futura memoria degli uomini e dei lupi. E tutto questo, credete, è ancora molto lontano dalla poesia di Perri e dall’animo di Francesco. Leggete il racconto e se nella notte doveste vedere due occhi gialli a mandorla  potrebbe essere Kola. Buona fortuna.


mercoledì 6 luglio 2016

LA LADRA DI LIBRI

Molte recensioni che trovate su questo blog le ho già inserite anche sulla pagina facebook "La ladra di libri" di MAG pagina consigliata per l'alto contenuto di materiale offerto a chi ama la lettura.
sotto il link della pagina:
 
 
buone letture e occhio a MAG (la ladra di libri) ;-)
 

SULLE TRACCE DI PERSEFONE

 
Pino Macrì non è nuovo a indagini come questa, ricordo che il suo primo “super” libro “Mari di Carta – la storia di Domenico Vigliarolo, un cartografo Italiano alla Corte del Re di Spagna” edito da Rubettino in una curatissima edizione, che ancora vende moltissime copie, è un documento per cui Pino Macrì ha svolto indagini In varie nazioni presso musei e università. Altro studio e altro libro: “La sentinella perduta” dove ha battezzato il celebre codice Romano-Carratelli. Poi il ritrovamento di 21 disegni inediti, che dopo attento studio risultarono essere degli inediti di Edward Lear, presso la Harward University. Altri libri e convegni, che non sto qui ad elencare, curati con la d.ssa Simonetta Conti. Insomma ogni volta che parte con un nuovo libro sembra un novello Indiana Jones. Ha detto mio nipote: “come Dylan Dog è l’indagatore dell’incubo, così Pino Macrì è l’indagatore della storia”. Ma di cosa parla questo nuovo libro? Non è un thriller ma un giallo su cui indagare si. È in pratica un’inchiesta che cerca di fare ordine e chiarezza in una vicenda dai risvolti torbidi in attività di spionaggio bellico e intrighi internazionali prima e nell’inefficienza in una probabile azione di recupero della statua da parte dello Stato italiano poi. Questo libro è un riesame delle prove che per ottant’anni hanno attribuito a Taranto la provenienza della statua e che alla luce di prove note, trascurate o di alcune ancora sconosciute che indicano invece come territorio di provenienza la colonia magnogreca di Locri come origine più probabile. Una narrazione condotta con rigore storico e allo stesso tempo avvincente ci accompagna attraverso le varie peripezie subite dalla statua e attraverso personaggi più o meno invischiati nell’ingarbugliatissima faccenda. Il libro è scritto benissimo e accompagna il lettore attraverso le vicissitudini e lo aiuta a leggere documenti altrimenti utili solo agli addetti ai lavori. D'altronde la bravura dell’autore si vede proprio nel metodo che ha per rendere il libro fruibile a tutti. Dicevo della scrittura impeccabile del libro e non sono solo io a dirlo ma anche studiosi ed archeologi che hanno avuto l’opportunità di leggerlo qualche giorno prima per poter intervenire alla presentazione. Leggere per scoprire nuove ipotesi e cercare di verificare i fatti alla luce di tutto ciò che è emerso fino ad oggi. Grazie a Pino Macrì e a quanti hanno contribuito e collaborato. E la statua? Beh la statua è tutt’ora custodita nel museo di Berlino dal lontano 15 dicembre 1915. Mentre il giorno di presentazione del libro è stato il 15 dicembre 2015 a cent’anni dalla prima esposizione del museo. A presto e buone letture a tutti.
“Sulle tracce di Persefone due volte rapita” di Giuseppe Fausto Macrì – Laruffa Editore
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


martedì 5 luglio 2016

LA MOSSA DELLA CERNIA

 
 
Poco tempo fa  trovo, su fb tra i suggerimenti delle persone che potrei conoscere, Valeria Corciolani, non ho mai capito i criteri di fb per proporti nuove amicizie, vedo però che abbiamo un amico in comune: Pasquale Muià un caro amico dei tempi del liceo, spulcio sulle informazioni di Valeria e leggo che scrive che ha pubblicato diversi romanzi scopro poi che la “Mossa della cernia” è un giallo, un bel giallo devo dire, sapientemente, magistralmente costruito. Quello che cerco sempre appena leggo un libro è la verifica di quello che lo scrittore racconta. Per esempio se mi sta raccontando una storia degli anni 70 non può parlarmi poi di una motocicletta che verrà prodotta tre anni più tardi. Non può parlare degli avvenimenti del ’68 e dire che uno studente di maturità classica o scientifica era emozionato perché avrebbe votato per la prima volta; il voto nel ’68 o meglio la maggiore età si raggiungeva a ventuno anni. Quindi l’attenta verifica di quello che si scrive è fondamentale. Valeria è precisa, perfezione maniacale direi, accenna a Guccini e alle Gitanes come se avesse la mia età, che Guccini lo andavo a sentire sempre a Bologna negli anni dell’università, sto parlando del 1973. A tratti ho avuto l’impressione che fosse una mia vicina di casa che mi spiava dalla finestra perché descrive il pasticcere Merello sulla sua barca mentre tira fuori una pipa di schiuma e poi ancora scorrendo le pagine si parla di sigari cohiba. Insomma possibile che tutto quello che succede a casa mia succede nel libro di Valeria? Addirittura raggiunge l’apice della perfezione quando nomina il Lobivon e di questo la devo ringraziare perché avevo finito le pasticche e sono corso in farmacia a comprarle. Il titolo del libro mi aveva fatto venire in mente un altro libro di Raffaele La Capria: “Ferito a Morte” perché quel libro iniziava con un sogno in cui il personaggio principale credeva di stare dando la caccia ad una cernia attraverso le stanze di casa. Il Libro di Valeria è tutta un’altra cosa. Bello molto realistico e intrigante, si legge benissimo e in fretta. Un caso di omicidio molto strano, colpi di scena in crescendo e trovare la verità non sarà semplice, non sarà mai dove crederete che sia. E poi…e poi se volete sapere il seguito dovrete assolutamente comprarlo. Il prezzo? Un affarone credetemi. Non perdetevi nemmeno gli altri libri io li ho comprati tutti…credo. Per concludere ringrazio Valeria che ha contribuito a mantenere alto il mio tasso glicemico. A presto e congratulazioni.
“La mossa della cernia” Valeria Corciolani – Emma Books


CUORE DI RONDINE


Non ho mai comprato un libro perché qualcuno mi ha detto:  è un bel libro. E’ sempre successo per caso o  perché conoscendo l’autore ne gradisco lo stile e il linguaggio. Ho sempre evitato di leggere racconti che trattino di guerre o armi (e a me piace molto scrivere anche gialli). Ma quel pomeriggio in macchina con Nicola  è bastata una sua frase a suscitare il mio interesse: “…Lui è una persona eccezionale, ti trascina”. Il libro in questione “Cuore di rondine” credo di averlo intravisto in libreria ma poi al momento dell’acquisto non ho trovato nemmeno una copia e l’ho ordinato. La consegna è stata velocissima e altrettanto veloce è stata la lettura. Chi mi conosce sa che a distanza di tempo un libro lo leggo più volte. La copertina non mi è stata di grande aiuto, credevo di trovarci dentro, storie di guerra, o pagine romanzate – alla Rambo, per intenderci - per accentrare l’interesse del lettore. Non avevo mai sentito parlare dell’autore. Insomma non mi aspettavo  nulla di buono. Ma Nicola è Nicola e sapevo che non mi avrebbe mai tirato un bidone. Mi porto a casa il libro e apro la prima pagina. Si, parla di soldati, ma non solo sotto il profilo militare, è un diario, del Comandante Alfa, non lo avevo mai sentito nominare, ma  credo che non lo dimenticherò più. Un diario dicevo che ripercorre tutti i giorni importanti della sua vita. Il Comandante Alfa é un militare che apre il suo animo e spiega nei vari episodi chi sono i GIS e lo fa nel modo più naturale possibile, mettendo sulla carta i suoi sentimenti e le sue paure. La sua nostalgia per i mesi passati lontano dai suoi familiari ma anche dei successi ottenuti senza spargimento di sangue. Parla con tenerezza  di Patrizia Tacchella e di come è avvenuta la sua liberazione, delle missioni in Iraq e dei compagni perduti. Della sabbia del deserto. Dei momenti in cui la paura poteva lasciar posto alla disperazione ma anche di come è riuscito a dominarle entrambe. E vi assicuro che quanto ascoltate in televisione, nei vari TG, non ha nulla a che vedere con chi in Iraq ci ha sputato l’anima. Ancora tenerezza nella lettera che la moglie gli consegna con la promessa di leggerla solo la notte di capodanno del 2005, dopo la mezzanotte. Il suo rapporto con Jalaal, un bambino rimasto orfano, le ore interminabili per la preparazione di un’operazione. Il ricordo di suo nonno, di suo padre e di sua madre, della sua terra e di come è riuscito a non cedere ad una vita facile ma sicuramente non onesta. “…Nessuno nasce delinquente, ma spesso è facile dirigersi e lasciarsi trascinare verso un percorso da cui poi diventa arduo se non impossibile, allontanarsi.” E ancora “…Restando in Sicilia, con tutte le difficoltà per trovare un lavoro e con un carattere forte e irruente come il mio, avrei corso il rischio di non trovare la mia strada.” E’ giusto e sacrosanto riconoscere ai reparti speciali Italiani la professionalità e lo spirito di sacrificio che meritano. E’ una storia davvero avvincente,  che vi devo dire, questa volta non riesco a scrivere una recensione prettamente tecnica, perché alla fine del libro mi sembra quasi che il Comandante Alfa sia un amico di vecchia data, anche se non lo conosco, sicuramente anche per il lavoro ben fatto da Stefania Piumarta che si è dedicata con professionalità alla stesura del libro. Cosa che ha deposto da subito a favore del Comandante Alfa è che è siciliano (lo dice nel libro) e la Sicilia è un pezzetto di Italia a cui sono molto affezionato. Certo non è un libro da leggere a cuor leggero, sono momenti di vita vissuta e i sacrifici e lo spirito di abnegazione meritano il rispetto di un’attenta lettura. Altri due stralci, perdonatemi ma il libro ha più di duecentottanta pagine e c’è di che leggere. Dicevo dunque altri due stralci che mi hanno colpito: “…Ci sono momenti che sono  belli proprio perché non ci ostiniamo a cercare risposte. Diventano intensi e veri solo se siamo in grado di viverli esattamente per quello che sono, senza pretendere altro.” E ancora “…Incontriamo le persone quando siamo pronti a riceverne lo sguardo e a condividerne il pensiero, anche se poi, per alcune di loro, maledirai il giorno in cui ti sei fidato, mentre altre diventeranno parte della tua vita e seguiranno per sempre la tua strada. al Comandante Alfa dico che ha fatto della sua vita qualcosa di straordinario di cui andare fiero. Molti dopo aver letto il libro vorranno far parte dei GIS (ovviamente non il sottoscritto, visto che mi avvio ad oltrepassare il 60° anno), per come la vedo io il GIS è fatto per tutti, ma non tutti sono fatti per il GIS. Al Comandante Alfa  posso solo dire che ancora una volta ha svolto un eccellente lavoro, che richiede, purtroppo per lui, di sviluppare in un secondo libro quanto ancora ha da dire. Ha tracciato una strada per molti giovani, curando di sensibilizzarli attraverso il racconto e sviluppando l’amor patrio e l’entusiasmo sopito. Buon lavoro e Buona fortuna “Cigno” a te e ai tuoi uomini.